Ecco per noi, il terzo articolo di Agnese Festo psicologa in formazione.
Qual è l’età giusta per avere un figlio? E perché giudichiamo “male” chi decide di farlo tardi?
Secondo gli esperti l'età biologica più giusta per avere un bambino è intorno ai vent'anni. In genere, la fertilità e la probabilità di concepire bambini sani è massima a 20 anni e poi, col tempo, diminuisce a causa dell’invecchiamento degli ovociti femminili, passando da una probabilità di una gravidanza del 30–34 % a una probabilità pari al 10% dopo i 40 anni.
L’età psicologica della donna per affrontare una gravidanza, invece, differisce molto dall’età biologica. Il “grembo psichico”, così indispensabile per essere mamme dal punto di vista emotivo ed affettivo, matura molto più lentamente del biologico e sembra oggi aggirarsi intorno ai 30 anni in una società nella quale il desiderio di realizzazione personale cozza contro le esigenze, emotive ed economiche, dell’accudimento di un figlio.
Se è vero che la natura fa il suo corso e che non è molto comune rimanere incinta spontaneamente dopo i 45 anni, è anche vero che i progressi della scienza applicata alla medicina riproduttiva permettono sempre più spesso autentici miracoli.
In corrispondenza di annunci di gravidanza da parte di donne famose (posso citare Carmen Russo o Gianna Nannini) si alza solitamente un gran polverone di commenti pro e contro.
Perché ci interessiamo così tanto delle scelte altrui in tema di maternità? E’ assolutamente normale perché queste notizie generano pensieri ed emozioni che riguardano la nostra quotidianità e stimolano commenti e giudizi. Perché tanta foga nell’esaminare in modo critico le scelte di una persona che ha comunque compiuto un irreversibile atto d’amore? Non saremo certo noi ad allattare il bambino, non gli cambieremo noi i pannolini, non passeremo notti insonni con lui, nè avremo il compito di educarlo; non toccherà a noi il rischio di non vederlo crescere perché invecchiati troppo velocemente.
Diventare madre è un vero lavoro. E’ stancante per una donna di vent’anni, lo è ancora di più per chi ne ha 40 o 50. Le motivazioni di base di questa scelta possono essere valide e condivisibili, ma nella maggior parte delle situazioni risultano sconosciute ai più. Per questo motivo è necessario astenersi dal giudizio e prima di tutto dimostrare stima, rispetto, solidarietà e supporto per una scelta così coraggiosa e difficile.
Agnese Festo - Psicologa in formazione
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