Ecco un altro articolo della rivista "Un pediatra per amico.it"
Capricci e punizioni - Rivista n. 1 Gennaio-Febbraio - 2009
Che cosa sono le punizioni
Anche le punizioni fanno parte del processo educativo
di Paolo Roccato
Le punizioni sono l’uso della forza nel processo educativo.
Sono una specie di “sottolineatura” di una regola comportamentale già precedentemente sancita che non è stata seguita. È resa necessaria per comunicare con chiarezza fondamentalmente due cose: che la regola che non è stata seguita è importante e imprescindibile; e che la responsabilità di attenersi a quella regola importante è propria del soggetto (del bambino, nel nostro caso).
A questo punto è utile una breve divagazione, per un inquadramento generale.
Il processo di civilizzazione dell’umanità è andato di pari passo con la progressiva centralizzazione del diritto-dovere dell’uso della forza nel dirimere le controversie fra i singoli o i gruppi. Progressivamente, è stato sempre più sancito che nessuno ha il diritto di farsi giustizia da sé e, più ancora, che nessuno può vendicarsi per un torto subito né può sopraffare o punire nessuno con iniziativa privata; ma che tutti devono sottostare alle leggi e che spetta al potere centrale comminare le pene per chi disobbedisce ad esse o comunque non vi si attiene. Via via è stata sempre meno accettabile la “legge della jungla”, secondo la quale è permesso a tutti di essere violenti con tutti, in modo tale che chi prevale è solo il più forte; mentre è stato sempre più convenuto e stabilito che tutti sono uguali davanti alla legge, e che chiunque la viola viene punito da un apposito organo delle stato: la magistratura. Ogni sottrazione di qualcuno al potere delle leggi, così come ogni deroga alla centralizzazione del diritto-dovere di esercizio della forza, è un passo indietro nel processo di civilizzazione.
È chiaro che, all’interno della famiglia, il diritto-dovere di sancire le leggi e di farle rispettare spetta ai genitori, così come spetta a loro definire e comminare le punizioni.
I figli, fin tanto che sono minorenni, possono discutere, criticare, obiettare, fare pressioni per far modificare, ma non spetta loro né stabilire le leggi che regolano la convivenza civile né usare la violenza per determinare il corso delle vicende relazionali.
Vi sono genitori che, pensando di far bene, si impegnano ad evitare ai loro figli ogni tipo di dispiacere, per cui non chiedono né pretendono nulla da loro. L’intento loro non è educativo (cioè favorire che i bambini si attrezzino ad affrontare adeguatamente la vita), ma è quello di rendere felici i figli momento per momento. Il risultato, però, è quello di crescere dei piccoli odiosissimi dittatori, incapaci di un sano e fruttuoso vivere sociale, che non riescono ad impegnarsi in nulla che non sia il perseguimento del loro immediato interesse, che non sopportano frustrazioni e difficoltà, incapaci di rispettare gli altri e di farsi rispettare in modi reciprocamente accettabili. Bambini gravemente danneggiati nelle loro capacità di vivere la dimensione sociale, incapaci di vivere relazioni paritarie, cooperative, progettuali. Incapaci, in definitiva, di amare e di farsi amare. Bambini, alla fin fine, prepotenti e infelici.
Anche le punizioni fanno parte del processo educativo. Conviene, quindi, che sappiamo orientarci, per poterle usare in modo avveduto, sensato e utile.
brava..mi piace..condivido in pienoooo
RispondiEliminaGrazie
EliminaSalve, Daniela. Ancora una volta hai proposto un tema molto interessante.
RispondiEliminaCondivido il contenuto dell'articolo.
Aggiungerei che, in senso positivo, le punizioni sono un mezzo attraverso il quale l'educando è aiutato a capire meglio quale sia il suo bene in casi concreti o a perseguire tale bene con maggiore determinazione.
Questo presuppone che l'educando, in base all'età, capisca la punizione e il senso che la anima.
Ciò, a sua volta, implica che l'intenzionalità dell'educatore deve puntare al bene dell'educando, e che occorre evitare, per esempio, di agire sull'onda del nervosismo, di un'arrabbiatura, di una conoscenza non adeguata dei fatti o delle persone, ecc.
Sergio Fenizia
Grazie Sergio, mi lusinga molto il fatto che tu mi segua !
EliminaCondivido appieno quello che ho letto ed anche le "aggiunte" fatte da Sergio. Una delle cose che mi spaventa (forse perchè la sto vivendo in prima persona) sono gli interventi NEGATIVI PRESUNTUOSI ED AGGRESSIVI di chi cerca di eleggersi a "vendicatore" di realtà e dinamiche che neppure conoscono, creando così solo attriti e danni che non hanno senso di esistere... Si, le "punizioni", così come i famosi "paletti" servono a far crescere i bambini di oggi, che diverranno adulti domani, santi, corretti, educati (ecc...) ed a fargli percepire e capire le cose in modo consono...per saper vivere in una società che ci si auspica sempre essere civile.
RispondiEliminaCiao, Anonimo dell'11 gennaio. Grazie per il tuo spunto. Belle le parole con cui accenni al risultato finale: "diverranno adulti domani, santi, corretti, educati (ecc...)...".
EliminaNoi insegnanti (ma lo stesso vale per i genitori) siamo sempre un po' accompagnati dal desiderio di riparare agli errori che necessariamente commettiamo nonostante le buone intenzioni. Ma ci consola il fatto di avere almeno una certa chiarezza sulla meta.
Nel momento della punizione, sembra un paradosso ma non lo è, vedo mio figlio più tranquillo e riacquistare la serenità che aveva perso con il capriccio o con la birichinata. E' come se avere un punto fermo, qualcuno che gli dice cosa si può e cosa non si può, e' per lui fonte di sicurezza. Chiaramente parliamo di punizioni non drastiche, ma basta metterlo seduta su una seggiolina e dirgli di non alzarsi da li, che lui si tranquillizza e di disobbedire nemmeno ci pensa.......a volte...........:-))))))
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