Nella rubrica "Libri", ospitiamo,oggi, un insegnante Massimiliano Morescalchi.
Il degrado della scuola, ha fatto scattare in lui una molla che l'ha indotto a scrivere questo libro, una forma di ribellione, penso, condivisa da molti altri insegnanti. Il suo libro è una autentica descrizione dell'entità scuola, così come l'autore la definisce, con i suoi limiti e i suoi valori, narrata proprio da un "addetto ai lavori" che esprime il suo parere sulle sofferenze degli alunni che vive quotidianamente nelle sue classi.
Ecco una presentazione dell'autore e del suo libro:
"Mi chiamo Massimiliano Morescalchi,
sono (purtroppo…) arrivato al compimento dei 40 anni (ragion per
cui i miei alunni hanno cominciato a dire che sono un vecchietto) e
insegno nella scuola elementare Antonio Benci di Livorno. E’ una
delle scuole storiche della mia città, ha più di 120 anni, ed è
forse quella che rappresenta il cuore di Livorno, essendo ubicata in
pieno centro, di fronte al mercato centrale coperto, altro vanto
della città. Sono profondamente innamorato del mio lavoro, e proprio
per questo disgustato
da tutto ciò che sta uccidendo la scuola italiana, più o meno volontariamente.
da tutto ciò che sta uccidendo la scuola italiana, più o meno volontariamente.
Credo però che i molti attacchi che la
scuola ha subito stiano rappresentando per molti insegnanti una
giustificazione per non svolgere il proprio lavoro in maniera
adeguata. Ho un concetto molto elevato di ciò che dovrebbe essere
(non fare) un insegnante. Non credo che insegnare sia una “missione”,
come qualcuno afferma. Credo che insegnare sia una lavoro che deve
essere svolto con passione e professionalità, anche se le condizioni
in cui stiamo lavorando sono estremamente disagiate.
L’idea del libro nasce da un profondo
disagio che negli ultimi anni sto provando non soltanto nel vedere lo
Stato italiano massacrare l’istituzione scolastica, ma anche
nell’osservare quotidianamente molti insegnanti che hanno smesso
(ma qualcuno non l’ha mai fatto) di credere nel proprio lavoro. Si
è sviluppata nel corso del tempo nel sentire da innumerevoli fonti,
interne ed esterne, parlare della scuola come fosse un’entità
indipendente, vivente, responsabile dei mali della società moderna:
“La scuola non educa più”, “La scuola non insegna le regole”,
“La scuola non si assume più le proprie responsabilità”, come
se non fossero gli insegnanti a “fare” la scuola. E’ molto più
comodo parlare della scuola come di un’”entità”. Allora io
l’ho fatta diventare tale.
Nel libro “Cattivi maestri” la
scuola prende vita, diviene realmente quell’entità pensante di cui
tutti parlano, si nutre del dolore di tutti quei bambini in
difficoltà che soffrono e lanciano a gran voce gridi d’aiuto che
vengono ignorati da quelle persone che dovrebbero garantire loro
protezione, sostegno e sicurezza, ovvero i loro insegnanti. La Scuola
disprezza i “cattivi maestri” e medita come porre fine al dolore
di quei bambini e di conseguenza al proprio. Si trattiene
momentaneamente dal farlo nel momento in cui nella scuola arriva un
insegnante che soffre quasi quanto lei nel sentirsi impotente di
fronte ad alcune problematiche dei propri alunni. Tra Scuola e
insegnante si creerà un rapporto quasi morboso, che non riuscirà
però ad evitare la tragedia finale.
Il libro si rivolge a tutti coloro che
“vivono” il mondo della scuola, quindi genitori e insegnanti e
dirigenti scolastici (ma non i bambini, perché il linguaggio e gli
accadimenti non sono adatti ai bambini). Ma si rivolge anche a
chiunque abbia voglia di ascoltare una storia, perché è questo che
faccio : racconto storie.
Il libro è stato pubblicato in formato
e-book dalla casa editrice Prospero, link:
ed è anche disponibile su Amazon.
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